
L’APPIATTIMENTO: L’IMPOVERIMENTO DELLA REATTIVITÀ EMOTIVA
Lo troviamo nella vita di tutti i giorni o solo nella psicopatologia?
Nella vita quotidiana accadono eventi che innescano, normalmente, in chi li vive delle emozioni, sia positive che negative. L’emotività è, infatti, una condizione essenziale dell’esistenza umana. Le emozioni sono composte da diverse componenti – fisiologiche quali accelerazione del battito cardiaco e del respiro, cognitive legate ai pensieri, affettive avvolte nei vissuti emotivi e comportamentali nell’agire o bloccarsi.
Ogni emozione ha uno scopo adattivo, ovvero segnalare alla persona il significato di una determinata situazione e predisporla ad agire in un determinato modo. Quando ci capita qualcosa di bello e siamo felici, cerchiamo di dirlo a più persone possibili, affrontiamo la vita quotidiana con più entusiasmo, ci sentiamo soddisfatti e, anche i piccoli ostacoli, sembrano contare poco.
Quando perdiamo qualcosa, ci sentiamo tristi e delusi, vediamo il mondo attraverso delle lenti “oscure”, ci attendiamo ulteriori eventi negativi e non sentiamo di avere, almeno per quel momento, una via di uscita. Quando ci arrabbiamo, invece, sentiamo che qualcuno/qualcosa ci ostacola e, in noi, emerge, fortemente, il bisogno di prenderci qualcosa che ci spetta e di mettere in atto una sorta di rivalsa.
Tutto il corpo asseconda il nostro vissuto e possiamo passare, dunque, da una sensazione di calma e serenità, a una forte tempesta emotiva. Tuttavia, a volte, quella che sembra essere la normalità, non lo è. Quando, però, accade di non provare alcuna emozione, siamo nella patologia?
In sé e per sé, l’appiattimento affettivo non è una malattia, ma è un sintomo che segnala la presenza di una difficoltà, ovvero l’incapacità di sentire le emozioni, come se si fosse a esse indifferenti. Anche le emozioni degli altri, in questa particolare condizione, non ci interessano e non attirano la nostra attenzione.
Allora, quando l’appiattimento affettivo è una patologia?
Vediamolo insieme.
Un amico di A ottiene una promozione sul lavoro, ma A non prova alcuna emozione: né felicità…né invidia…Nulla.
Un amico di B ottiene una promozione sul lavoro, ma B non prova nulla, non si complimenta, non propone all’amico di festeggiare; vive la giornata in modo apatico, è molto sfiduciato verso il futuro e tende spesso a non alzarsi dal letto e a volte neppure si lava.
Un amico di C ottiene una promozione sul lavoro, ma C non prova nulla, è chiuso in sé stesso e nel suo mondo, è bloccato, fermo, immobile, catatonico, con lo sguardo perso nel vuoto.
Come notiamo, in tutti e tre i casi, la persona non mostra emozioni verso la promozione dell’amico. Ma quello che c’è sotto è molto diverso.
Nel primo caso, A è una persona che vive una vita quotidiana nella norma, non è depressa, non vive uno stato mentale alterato… Semplicemente non sente le emozioni e, per lei, questo non è un problema.
Ognuno di noi, forse, può conoscere qualcuno che sembra non essere mai contento o soddisfatto per nulla. Pensiamo a una madre, la cui figlia si sposa… Arriva il giorno delle nozze e tutti piangono di commozione… Tutti tranne lei.
È forse menefreghista? No.
Non è contenta che la figlia si sposi? Neppure quello.
Semplicemente non sente dentro di sé salire la gioia, né la commozione.
Nel secondo caso, invece, B, per come descritto, sembra soffrire di sintomi depressivi. Non è solamente il fatto di non provare emozioni a essere un problema, ma la cornice all’interno della quale questa condizione si inserisce. Non prova nulla di significativo ma, al tempo stesso, non prova interesse per le attività di vita quotidiana e mostra apatia.
La depressione si presenta, spesso, in associazione all’apatia e ad uno stato d’animo piatto. In questo caso, però, più che di appiattimento affettivo, è adeguato parlare di anedonia, uno dei sintomi che si presentano in una depressione. Chi è depresso non sente più piacere nello svolgere attività che prima lo entusiasmavano. Non sta, tuttavia, bene in questa situazione, ma ne soffre.
Nel terzo caso, infine, C sembra, per come descritto, avere un disturbo di tipo psicotico, che si manifesta, nello specifico sotto forma di sintomi “negativi” che comprendono il blocco sia fisico, sia affettivo, sia comportamentale.
In questo caso, il volto della persona sembra immobile, il contatto oculare è assente e manca l’espressività. Ecco, allora, che l’appiattimento affettivo si conferma essere solamente un sintomo del problema e non il problema in sé. Può far parte del modo di essere di una persona, o essere spia di una problematica depressiva o psicotica.
È, come sempre, solo il quadro generale che ci dà le informazioni necessarie per comprendere.
A cura della:
Dott.ssa Teresa Amoroso
Con la supervisione del:
TCE Therapy Center Corsi e Formazione
eDott. Elpidio Cecere
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