Il conflitto coniugale è uno degli aspetti maggiormente studiati nelle relazioni di coppia siccome si associa a sentimenti o pensieri negativi. Il conflitto è considerato un fattore di rischio che può impattare sul benessere mentale, fisico e familiare dei soggetti coinvolti (Fincham & Beach, 1999). Per conflitto di coppia si intende “un disaccordo o delle tensioni tra i partner che possono condurre a interazioni disfunzionali ed escalation negative (Davies, Martin, Coe, & Cummings, 2016) che impediscono a ciascun membro di assumere il punto di vista dell’altro e che generano intensi vissuti negativi”. Tuttavia il conflitto all’interno della coppia è stato definito da Lewin (1948) “l’interazione tra persone che esprimono interessi, punti di vista e opinioni opposte”. L’impatto che il conflitto ha sulla coppia non dipende dal conflitto in sé per sé, ma dal modo in cui vengono gestiti i disaccordi. Infatti, si parla di conflitto costruttivo quando esso porta al rafforzamento della relazione di coppia; di conflitto distruttivo in cui si ricorre alla violenza fisica o verbale e è associato a un alto tasso di insoddisfazione coniugale e divorzi (Clements, Stanley, & Markman, 2004); di evitamento quando si evitano i conflitti all’interno della coppia. In seguito a interessanti studi osservazionali, Gottman (1994) ha individuato due diverse tipologie di coppia classificate in base alla modalità di gestione del conflitto. Per tanto, si può parlare di coppie:

  • Disfunzionali: connotate dalla presenza di quattro aspetti: criticismo, disprezzo, essere sulla difensiva e ritiro. La coppia mostra una maggior frequenza e intensità di interazioni conflittuali, i partner sono reciprocamente più aggressivi e manifestano raramente affetti positivi;
  • Funzionali: si suddividono in tre sottotipi in base alla frequenza con cui un partner è in grado di influenzare l’altro. In particolare, Gottman distingue tra: coppie validanti, coloro che gestiscono apertamente le differenze, cooperano, mostrano rispetto reciproco e manifestano affetti positivi; le coppie esplosive che affrontano apertamente le differenze, ma attraverso una modalità più competitiva che cooperativa; le coppie che evitano il conflitto, in cui minimizzano o riducono le differenze, focalizzandosi principalmente sulle somiglianze all’interno della relazione.

Le ricerche più recenti hanno iniziato a valutare non solo la qualità della relazione ma anche la stabilità della relazione, intesa come impegno e il rapporto tra queste due variabili. Per cui se aumenta la qualità della relazione aumenta anche la stabilità ma non è detto che al contrario possa valere lo stesso principio poiché alcune relazioni pur essendo stabili sono caratterizzate da elevati livelli di conflitto e bassi livelli di soddisfazione. Un alto livello di impegno reciproco o commitment consente di superare il conflitto e di migliorare la relazione. Su queste due variabili si innestano una serie di fattori che possono favorire lo sviluppo e il mantenimento delle relazioni o esporla a rischio di rottura. Questi fattori secondo Cigoli e Sabatini (2000) sono: 

  • Fattori cognitivi ed affettivi: le credenze sulla coppia, le aspettative, l’idealizzazione reciproca, lo stile di attaccamento di ognuno dei componenti della coppia che confluiscono in una nuova struttura relazionale, la quale non è la sommatoria dei singoli stili ma una nuova modalità di relazione congiunta.
  • Fattori interattivi: la comunicazione costituisce la modalità principale attraverso cui la relazione tra i partner viene vissuta e sperimentata, e grazie a cui si crea il confine reciproco all’interno della coppia. Il conflitto invece è la dimensione maggiore all’interno della quale emerge la differente percezione che un partner ha dell’altro.
  • Fattori etici: comprendono il commitment cioè l’impegno e la dedizione al rapporto attraverso cui si promuovono comportamenti a favore della relazione che consentono di aumentare e mantenere sia la qualità sia la stabilità della relazione. Tra i comportamenti di commitment si rilevano: l’accomodamento, è il risultato della singola decisione a reagire a comportamenti distruttivi in modo costruttivo, perché esso ha un valore positivo se è il frutto di una riflessione relazionale e di una dedizione volontaria alla relazione finalizzata a creare e ricreare il legame altrimenti si traduce in processi di evitamento; il supporto, è inteso come un indicatore del sostegno e della comprensione che il soggetto riceve e da al partner, è l’espressione della cura relazionale reciproca.

I dati ISTAT (2019) sottolineano come in Italia il 14,19 milioni di uomini e 14,36 milioni di donne sono sposati, mentre circa 681.000 uomini e 990.000 donne sono divorziate. Quelli, invece, del 2020 si evince come le separazioni sono state complessivamente 79.917 e i divorzi sono stati all’incirca 66.662. Confrontati con il 2019, è possibile osservare un leggero miglioramento in quanto sono diminuiti del 18% per le separazioni e del 22% per i divorzi.

Per fronteggiare il conflitto nella coppia, sono adottabili diverse strategie. Innanzitutto, bisogna identificare il problema e le emozioni provate. A volte il conflitto non è tanto con l’altra persona quanto con sé stessi a causa di determinate circostanze esterne. Forse è successo qualcosa che fa stare male e si ha bisogno di sfogarsi con qualcuno e magari questo qualcuno è il partner. Prima di agire d’impulso, bisogna fare un esercizio di introspezione e pensare a come ci si sente e perché. 

Dopo aver identificato il problema, è importante saperlo esprimere adeguatamente. Una modalità potrebbe essere sostituire le recriminazioni con la personalizzazione. Per esempio, invece di dire “Sei un disastro! Perché non hai fatto questo?”, potreste dire “Mi sento frustrato/a quando non fai questo, e ciò mi fa stare male”. In generale le persone ragionano molto meglio quando non si sentono attaccate o colpevolizzate. In questo modo, quando uno dei due spiega in prima persona come si sente davanti a una determinata situazione, il partner riuscirà a capire e a provare empatia. 

Quando si attraversa momenti personali difficili, le emozioni potrebbero prevalere. In questi momenti, lo stato emotivo di una persona può essere così forte che senza una buona strategia di autocontrollo, i livelli di empatia si potrebbero abbassare e si potrebbe arrivare a ferire il partner. Quindi, quando ci si rende conto di non riuscire a gestire la situazione, è consigliabile spostare l’attenzione su altro e riaffrontare il problema successivamente.

Per tanto, stabilire un dialogo costruttivo con il partner, esponendo il problema con calma, consente il raggiungimento di un accordo. Questo, oltre a rafforzare la relazione, promuove la crescita di entrambi. Lasciare l’orgoglio da parte, sviluppare empatia e la positività, imparare a gestire i litigi di coppia servono a migliorare la vita affettiva e personale e aiutano a essere più felici insieme alla persona amata.

A cura delle Dott.sse Aurora Affatato, Anna Alberico, Martina De Filippo, Antonella Raffone, Sara Verdoliva