La comunicazione è lo strumento che consente agli individui di scambiarsi contenuti cognitivi ed emotivi. Gli scambi comunicazionali consentono il trasferimento di informazioni relative a stati presenti, ma anche a stati passati; tali scambi, inoltre, consentono agli interlocutori di prevedere e di progettare stati futuri. 

La dinamica comunicativa vede coinvolti almeno due agenti, ma anche gruppi di individui, che producono messaggi, li interpretano, li codificano e li trasformano. La dinamica comunicazionale si sviluppa, tipicamente, all’interno di una relazione tra partecipanti che condividono un sistema di suoni significativi, un sistema di segni e di significati e un insieme di regole e di convenzioni che giustificano la regolarità degli scambi e dell’utilizzo dei contenuti di tali scambi. Nella dinamica comunicativa, sono trasmesse delle informazioni che si ritiene siano dotate di significato. L’indagine moderna del significato ha sviluppato una disciplina specializzata come la semiotica. Tre sono gli elementi costitutivi del significato e la loro relazione viene, ormai, definita in quello che si chiama “triangolo semiotico” composto da: i sistemi segnici, la referenza cioè l’idea corrispondente al simbolo e il referente ovvero la realtà rappresentata dal simbolo. I messaggi possono essere diversamente interpretati a seconda del contesto in cui essi vengono prodotti; le informazioni provenienti dal contesto alimentano nell’individuo i processi inferenziali, che gli consentono di integrare le informazioni con le conoscenze che già dispone. Negli scambi verbali è, sempre, possibile individuare uno scopo comune. In particolare i partecipanti nell’interazione comunicativa agiscono rispettando un principio di cooperazione che si articola in quattro regole: 

  • la massima della quantità, i partecipanti all’interazione comunicativa devono fornire solo le interazioni necessarie per comprendere il messaggio.
  • la massima della qualità, i partecipanti fanno affermazioni vere o che comunque possono essere sostenute da prove. 
  • la massima della relazione, i partecipanti forniscono informazioni pertinenti con l’interazione comunicazionale. 
  • la massima di modo, gli interlocutori devono considerare il modo in cui il contenuto della comunicazione deve essere espresso, cercando di essere chiari ed evitare le ambiguità. 

Fondamentale è riuscire anche a gestire i turni (turn taking) per garantire uno sviluppo virtuoso della conversazione e per superare i limiti cognitivi che rendono problematico l’ascoltare e il contemporaneamente il parlare. 

Il linguaggio verbale utilizza parole per riferirsi a oggetti, eventi, sentimenti e situazioni. Tutte le lingue possiedono un sistema fonologico, cioè un insieme di fonemi che sono le parti più piccole di cui sono composte le parole. Due suoni sono considerati fonemi se sostituendoli l’uno con l’altro danno luogo a parole diverse. Un altro tipo di linguaggio che si può utilizzare è quello visivo. Il contenuto del linguaggio che si vuole trasmettere può essere indipendente dal tipo di linguaggio utilizzato, e si può decidere di utilizzare un linguaggio piuttosto che un altro. In alcune circostanze, tuttavia, se si desidera comunicare in modo efficace, è necessario essere in grado di scegliere, quale linguaggio utilizzare in funzione di ciò che si deve comunicare. Quando si pensa alla comunicazione non verbale (extralinguistica), vengono in mente i gesti o la postura, e il loro contributo al processo comunicativo. Questo tipo di comunicazione si articola in un universo di segnali diversi tra loro per natura e complessità, che hanno come caratteristica comuni il non avere parole, né scritte né dette. La differenza principale tra la comunicazione verbale e non verbale è proprio l’assenza di verbo o parola. Se la forza della prima consiste nella capacità di esprimere informazione molto complesse anche con specificità, la forza di quella non verbale è l’immediatezza (esempio i cartelli stradali). In presenza di comunicazione contradditorie, di solito, prevale la comunicazione non verbale sulla verbale. Funzione centrale di ogni comunicazione consiste nell’esercitare qualche forma di influenza. Attuata per “manipolare” in senso lato la realtà sociale, ossia per fare in modo che il nostro interlocutore accetti la rappresentazione che noi abbiamo di essa. Una fonte che ha intenzione di persuadere un ricevente attraverso la comunicazione può mirare a produrre dei cambiamenti di opinione, di credere, atteggiamenti e valore. Questi possono essere ricondotti al piano cognitivo, ma la fonte di una comunicazione persuasiva spesso si aspetta anche dei cambiamenti di comportamento. Possono verificarsi dei fallimenti comunicativi, intesi come l’incapacità del parlante di produrre gli effetti attesi dall’emissione di qualche espressione; ma gli effetti negativi nella comunicazione possono essere considerati anche sul versante del ricevente, cioè quando quest’ultimo non riesce a comprendere ciò che il parlante gli voleva comunicare. L’inefficacia sembra essere l’esito della cosiddetta comunicazione problematica o ‘miscommunication’, intesa come un complesso di processi comunicativi che intervengono quotidianamente all’interno delle relazioni interpersonali. Questi processi sono attivati dai parlanti con differenti gradi di consapevolezza. Dunque, i difetti della comunicazione appaiono come costitutivi della natura stessa dello scambio comunicazionale, in cui, spesso, si verificano distorsioni dovute alla limitatezza del canale comunicativo, all’inadeguatezza dei codici, all’inadeguatezza comunicativa dei partecipanti alla comunicazione, quali la loro scarsa abilità o voglia di comunicare, alle difficoltà ascrivibili alle differenze culturali oppure al ricorso di euristiche nelle fasi di codifica e di decodifica del messaggio. Per evitare fraintendimenti e incomprensioni l’emittente dovrebbe modulare il modo i cui ci si rivolge ai destinatari e il tipo di linguaggio utilizzato dovrebbe essere diverso a seconda che ci si trovi a una cena formale di lavoro oppure a una cena tra vecchi amici e, talvolta, incomprensioni e fallimenti derivano proprio dal fatto di non essere in grado di tarare la comunicazione in funzione del contesto in cui ci si trova.