LE EMOZIONI NEI BAMBINI

Le emozioni accompagnano da sempre l’essere umano in ogni momento della propria vita. Sin dalla nascita, ogni neonato è capace di discriminare e imitare le espressioni facciali di quelle che Paul Ekman, psicologo statunitense, ha riconosciuto come “le sei Emozioni Primarie” quali: la gioia, la tristezza, la paura, la sorpresa, la rabbia e il disgusto.

Tuttavia, tali emozioni differiscono per quanto riguarda il periodo di sviluppo, ad esempio: la paura si manifesta sotto forma di pianto già a partire dai primi mesi; il “sorriso endogeno” precede lo sviluppo del “sorriso sociale” che si sviluppa a partire dal secondo mese di vita ed ancora, la rabbia compare intorno ai quattro mesi e diventa sempre più complessa intorno all’ottavo mese, ed infine, la gioia e la sorpresa come vere e proprie emozioni si manifestano verso i cinque mesi.

Paul Ekman ha definito le emozioni come un “treno fuori controllo” ovvero come un elemento potentissimo e difficile da trattenere, e per tale ragione, la capacità di riconoscerle e regolarle rappresenta un aspetto fondamentale che caratterizza l’esistenza umana, e che influenza il nostro benessere in relazione sia noi stessi che agli altri.

Dunque, nonostante i bambini siano da subito in grado di provare emozioni, talvolta anche negative, non riescono però a riconoscerle e ad affrontarle, infatti, tendono ad affidarsi principalmente agli altri per risolvere questo loro disagio. Soltanto nel corso del tempo, attraverso lo sviluppo neuronale e le esperienze dirette, si affina la loro capacità di regolarle, gestirle, comprenderle e riconoscerle nell’altro, con crescente controllo e indipendenza.

Questo processo di progressiva crescita accompagna il bambino dalla prima infanzia fino all’adolescenza, ed è influenzato principalmente dal modello di attaccamento emotivo che il bambino sviluppa con le proprie figure di attaccamento. Infatti, i bambini imparano a regolare le proprie emozioni all’interno della relazione con l’adulto; e sarà proprio la relazione che il piccolo instaurerà con le sue figure di attaccamento a influenzare il modo in cui questo, da adulto, si relazionerà con gli altri.

Ai fini di uno sviluppo emotivo libero e sano, è necessario che le figure di riferimento siano capaci di trasmettere un chiaro e univoco messaggio: vai bene lo stesso indipendentemente dalle emozioni che sperimenti. Tale atteggiamento è fondamentale poiché le emozioni tendono, con molta probabilità, a restare nascoste quando i genitori stessi insegnano a “mascherarle”.

Inoltre, l’insegnamento passa prima di tutto attraverso l’osservazione del comportamento altrui, ed in questo caso, quindi, è importante per il bambino osservare in che modo il genitore gestisce le proprie emozioni. Un genitore che nasconde il proprio pianto e la propria sofferenza ad un bambino, per evitare che egli possa entrare in contatto con delle emozioni negative, in realtà sta insegnando all’adulto di domani che il dolore va evitato e nascosto.

L’emozione che i bambini fanno più fatica a gestire è la rabbia, che risulta però fondamentale per lo sviluppo emotivo e sociale. Quando un bambino sperimenta rabbia in genere non riesce a mettersi nei panni dell’altro e, tipicamente, esprime e manifesta questa emozione mediante comportamenti aggressivi, urla e pianti. La difficoltà, soprattutto iniziale, del bambino sta nel fatto che ha a che fare con un’emozione che non comprende e che spesso non riesce a verbalizzare e a comunicare in maniera efficace, ma si sente soltanto travolto da una forte tensione esplosiva.

Il compito fondamentale del genitore è in questo caso quello di favorire un processo di alfabetizzazione emotiva, ossia favorire la comprensione di cosa sono le emozioni, a cosa servono, come si esprimono e come gestirle in modo consapevole. In merito alla rabbia, è importante quindi aiutare i bambini a riconoscere in primo luogo questa emozione quando si presenta, e in secondo luogo a trasformare quella forte energia in qualcosa di utile e non distruttivo, in modo da convogliare l’attenzione su uno scopo positivo.

Il bambino deve essere aiutato a sfogare la tensione in modo sicuro e non dannoso per sé e per gli altri. Di fronte a uno scoppio di collera, quindi, urlare o chiedere al bambino di calmarsi non sono comportamento utili, in quanto potrebbero stimolare la sua reazione oppositiva e farlo infuriare ancor di più. È invece molto più utile cercare di dialogare insieme al bambino in un momento successivo, quando è tornata la calma.

È possibile decifrare le emozioni dei bambini anche attraverso libri e giochi educativi. Il TCE Therapy Center consiglia la linea editoriale educativa dedicata al primo apprendimento che traduce le più avanzate teorie pedagogiche in prodotti semplici e fruibili per tutti. Essa garantisce maggiore consapevolezza sulle capacità dei bambini e fornisce a genitori ed educatori gli strumenti per migliorare l’azione educativa e svolgere al meglio il proprio ruolo. Attraverso i libri e i giochi educativi, suddivisi in sette aree di competenza, i bambini potranno allenare e imparare ad esprimere tutto il loro potenziale.

Nello stesso tempo, i genitori agiranno con consapevolezza e responsabilità sulla loro educazione. È, infatti, nelle mani dei genitori, degli insegnati, dei professionisti e di tutte quelle persone che si prendono cura quotidianamente dei bambini, la responsabilità della loro maturazione equilibrata, sana e completa. Agire con consapevolezza in questa fascia di età significa crescere i cittadini di domani e influenzare la società del futuro.

A cura del Dott. Cecere Elpidio e delle Dott.sse Affatato Aurora, Apuzzo Claudia, Basilicata Francesca, Caccavale Claudia, Criscuolo Olimpia, D’Addio Elisa, De Filippo Martina, Verdoliva Sara.

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